To' guarda un po' chi torna a fare un giretto da queste parti…
O magari hai appena attraccato la tua barchetta 2.0 nei paraggi e senti di essere un tantino sperduto, come Robinson Crusoe in cerca di un Venerdì. È chiaro. Si capisce. Navigare in Internet è una faccenda complessa. È necessario essere impavidi capitani – con moncherino e pappagallo sulla spalla annessi – e ancor più abili condottieri.
Devi districarti in una giungla di pop-up più insidiosa di una ragnatela, oppure dartela a gambe levate davanti a una landing-page indigena che ti terrorizza con i suoi COMPRA ORA, oppure OFFERTA A TEMPO SUPER-IPER-LIMITATO (rigorosamente scritta in maiuscolo e con font anni Ottanta tendenzialmente orribili). Per non parlare di inserzioni ingannevoli pubblicate su Facebook e Instagram – in primis Facebook, ammettiamolo – di servizi in prova pseudo-gratuita. Peccato che in fase di test vengano richiesti i dati di una carta di credito valida, le ultime quindici dichiarazioni dei redditi, l'albero genealogico di quaranta generazioni e la lista accurata delle tue intolleranze alimentari – che non si sa mai…
Insomma, Internet riserva (s)piacevoli sorprese. Ed è questo il motivo per cui noi di Ghostwriter.it siamo specializzati nella creazione di contenuti-pirata, capaci di affondare la flotta dei concorrenti e catturare all'arrembaggio l'attenzione del tuo pubblico.
Per giunta, dal momento che ci consideriamo bucanieri gentiluomini e gentildonne, in quest'articolo abbiamo deciso di rivelarti uno tra gli errori imperdonabili che rischiano di distruggere i tuoi velieri con una pallonata di cannone o mandarti alla ghigliottina (ZAC!).
(E se te lo stai chiedendo, sì, ho un debole per le metafore marinare. Da piccola sognavo di diventare una piratessa dei Caraibi…).
Quindi? Quale sarebbe quest'errore imperdonabile, sentiamo un po'…
Il codice comportamentale del bucaniere con la B maiuscola recita: «Non rubare il rum del Capitano, soltanto quello del mozzo di bordo».
No, sto scherzando.
Recita, dicevo: «Non pubblicare lo stesso contenuto social ovunque. A ogni piattaforma, il proprio post, articolo, video, infografica e chi più ne ha, più ne metta».
Nei panni immaginari di un'azienda-pirata in cerca di fama, ricchezza e tesori nei Sette Mari dell'Internet, devi ragionare in maniera funzionale e pragmatica: i contenuti sono un medium, un veicolo del tuo messaggio.
In mancanza di parole, immagini o clip che bucano lo schermo non avrai una flotta tale da poter navigare in mare aperto, sapendo di contare sul sostegno di migliaia di lettori sparsi in tutto il mondo. Ne risentiranno anche le tue (dis)avventure e i dobloni d'oro che custodirai nella stiva della tua nave.
E dal momento che ogni arcipelago, ogni isoletta, ogni città di mare e ogni temibile nemico ha la sua unicità, è importante disporre di una strategia – quella che prende il nome di content strategy o di content marketing di un'attività.
In altri termini, è bene dire bye bye alla tentazione di «riciclare i contenuti» postati sul blog o su un social-network nella speranza di ridurre i costi e i tempi di realizzazione della content strategy di cui sopra. Ogni piattaforma parla il proprio linguaggio; se su TikTok si affollano migliaia e migliaia di «bro'» (diminutivo di brother, mi preme specificarlo per gli over 35 in ascolto), su Facebook si danno battaglia tribù di cinquantenni affascinati dal miracolo della tecnologia.
E sai cosa?
Non è necessario disporre di un attestato in social media management per percepire le peculiarità dell'isoletta virtuale di tuo interesse. Piuttosto crea un account, scorri i post di tendenza e cerca di immedesimarti nel target. Se il tuo prodotto e/o servizio potrebbe interessare il pubblico di Instagram, TikTok, Facebook, Pinterest o che so io, soltanto allora passa alla creazione di contenuti ideati e progettati a d hoc per lo spazio 2.0 in cui ti trovi.
Postando in maniera randomica, ti comporterai come un capitano che, spingendosi in Scandinavia o fino al confine della Russia, invita la ciurma a dare battaglia ai nemici in costume da bagno e salvagente a forma di papera. Un massacro annunciato…
Altri (validi) motivi per cui non dovresti pubblicare lo stesso contenuto su… insomma, hai capito!
Altro giro, altra corsa!
Ti ho già spiegato in un altro articolo [ Content is king – La comunicazione è una partita a scacchi ] che la distribuzione di un contenuto è l'elemento-chiave della tua partita digitale. Per vincere la manche devi interrogarti sulla piattaforma più amata (e frequentata) dal tuo pubblico di potenziali clienti, tenendoti alla larga dai post-genericiche stanno bene su tutto (un po' come il parmigiano).
Specializzarti in una forma comunicativa – la quale include anche il tono di voce, i colori, i font e le immagini/illustrazioni correlate alla tua attività – significa acchiappare al lazo l'attenzione di un utente. Quest'ultimo capirà che, di contenuto in contenuto, ha la possibilità di reperire informazioni differenti su altri canali (social-network o sito web).
Insomma, bucaniere dei Sette Mari, hai messo le basi della fidelizzazione aziendale: la capacità di comunicare in maniera attiva e di proporre ai tuoi utenti esperienze personalizzate con l'intento di renderli fedeli al tuo marchio, per l'appunto.
Non male, no?
Se poi non sai che pesci prendere e la navigazione (online e offline) non è il tuo forte perché il dondolio delle onde ti provoca un terribile mal di mare, beh, fai un bel respiro e lasciaci un messaggio in bottiglia sulle coste della nostra isoletta Ghostwriter.it.
Saremo lieti di imbarcarci in una nuova avventura con te e con il tuo team, al fine di trasformare la tua comunicazione online nella più temuta dei Sette Mari 2.0.
Ti aspettiamo!