«Mamma mia che libro noioso! È iniziato bene, poi però si è troppo perso in discorsi lunghi e senza senso per spiegare un concetto semplice, cioè la solitudine e il bisogno di rifugiarsi nel mondo dei sogni». - Utente anonimo, Amazon, recensione su tela (2023)
Ah, il potere esilarante delle recensioni. Se hai già pubblicato il tuo primo libro, lo saprai con assoluta certezza: da un momento all'altro, in un pomeriggio di pioggia o in una mattina di sole, di giorno o di notte, tra il ghiaccio scivoloso dell'Antartide o tra le liane della foresta Amazzonica, un autore deve prepararsi a una pioggia torrenziale.
Frena, frena, lascia l'ombrello a casa!
Non mi riferisco a una tempesta meteorologica, ma a una bufera di recensioni (negative o positive, chi può dirlo?) pronte a invadere la pagina-prodotto di un libro come uno sciame di moschini ubriachi (Bzzz-hic!).
I commenti al tuo primo, ultimo o prossimo testo sono una delizia per gli scrittori affermati – di quelli che hanno un club disupporters animati dalla furia dei tifosi della Roma o del Napoli, - ma una croce per gli autori emergenti. E sono in tanti, più o meno ingiustamente, a patire la stroncatura online da parte di @panenutella o di @utenteanonimo2789, o ancora di @tidistruggolacarriera.
Perché se è vero che un libro viene scritto, editato, impaginato, formattato, rifinito, rilegato e, di tanto in tanto, addirittura smerigliato per finire tra le mani del più alto numero di lettori possibile, non dobbiamo dimenticare un fattore importantissimo: ogni testo è innanzitutto il risultato di energie, impegno, creatività, tempo, originalità e (tante) notti insonni trascorse con la netta impressione di non trovarle più, 'ste maledette parole. Dove si sono nascoste? Sotto al tappeto, come due giorni fa?
Dal mio punto di vista, in medio stat virtus: il lettore ha il diritto – e, in alcuni casi, il dovere – di esprimere la propria opinione, mentre l'autore ha anch'esso il diritto – e, in alcuni casi, il dovere – di accettare le critiche costruttive (e non) con maturità, autoironia e una spolverata finale di «chi-s'è-visto-s'è-visto».
Il lettore ha sempre ragione? No!
Il lettore ha il diritto di prendere a pugni il tuo ultimo libro sul ring di Amazon & affini? Sì.
Quello stesso lettore ti sta a dir poco antipatico? Si capisce, ma non prendertela a male. Guarda il lato positivo: il lancio di pomodori alla vecchia maniera ti avrebbe costretto a sostenere anche i costi di tintoria. Le stroncature su Amazon, Ibs, Feltrinelli o che so io sono sì indelebili, ma quantomeno più pulite e ordinate. E con la passata di pomodoro residua conviene infornare una pizza, non credi anche tu?
Quando la mania di recensire…
… stronca anche i grandi della letteratura, le «piccole-penne» contemporanee si sentono un po' meno incomprese.
Eccomi qui, dunque, in una tiepida mattina di Atene, compressa in un baretto un po' appiccicoso col mio portatile e mezza tazza di caffè fangoso sul tavolo, a vestire i panni di una guru, di una motivatrice personale da far invidia ad Anthony Robbins, Andrew Tate e nome-casuale-di-un-tizio-americano.
Di seguito, ho trascritto parola per parola le stroncature (a mio avviso) più esilaranti perpetrate ai danni dei grandi capolavori della letteratura. De gustibus, eh!
Prima di continuare, è arrivato il quiz-time.
Tu, lettore, per un milione di euro, ehm, di applausi di incoraggiamento, riesci a indovinare a quale libro è stata appioppata la recensione negativa citata all'inizio del mio articolo?
[Musica di sottofondo un po' ansiogena]
A) I miserabili di Victor Hugo
B) Notti bianche di Fëdor Michajlovič Dostoevskij
C) Il nome della rosa di Umberto Eco
Dunque, dicevamo:
- Il recensore confuso: "Non compratelo, fa schifo come libro. Certi punti molto significativi, ma non è nulla di che. Un libro normalissimo, sopravvalutato" per Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry.
- Il recensore deluso: "[…] Inoltre, MIO DIO che finale inutile. Sconsiglio vivamente a tutti di leggere questo libro, perché, quando lo avrete finito, vi pentirete amaramente di averlo letto. D'annunzio, magari il libro lo hai intitolato Il piacere, ma sicuramente per me non è stato un piacere leggerlo" per Il piacere di Gabriele d'Annunzio.
- Il recensore incredulo: "Non so cos'altro aggiungere, oltre al fatto che, questo libro, è scritto coi piedi. La sintassi è farraginosa e astrusa. Mi auguro vivamente che i limiti siano tutti da imputare al traduttore, altrimenti mi preoccuperebbe molto il fatto che questo libro sia considerato un capolavoro" per Viaggio al termine della notte di Louis-Ferdinand Celine.
- Il recensore romagnolo: "Riferisco parere della figlia che lo ha letto per motivi scolastici: è leggibile. Ma non ha né un verso (frase romagnola) né un senso" per I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang Goethe.
E se ti stai chiedendo quale sia la lezione di vita contenuta in questa carrellata di stroncature letterarie celebri, beh, mi limiterei a ribadire l'importanza di… prendere la penna in mano senza temere di essere messi alla berlina.
L'arte, in ogni forma, è espressione individuale di quel che ci passa in testa. È preferibile mettersi in gioco – magari commissionando la tua storia a un team di scrittori professionisti (siamo qui per te!) – oppure prendersi del tempo per effettuare un editing a regola d'arte. Mai rinunciare al momento della pubblicazione per timore delle recensioni. Mai.
Per oggi è tutto! Se trovi altre stroncature esilaranti in giro per la rete, pubblicale pure in un commento qui sotto.
Ti aspettiamo, eh!
A proposito, la risposta corretta è la B.