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Scrittura su commissione VS Intelligenza artificiale: nemiche o amiche?

Scrittura-su-commissione-contro-intelligenza-artificiale-AI Scrittura su commissione contro Intelligenza artificiale


Oggi ti dico la mia, per quel che vale la mia esperienza di circa quarantott'ore, sulla questione dell'intelligenza artificiale applicata alla creatività.

Ma procediamo con ordine: in attesa di ricevere la mia pizza d'asporto – una comune Margherita in una altrettanto comune domenica pomeriggio – apro la bacheca Facebook e inizio a scorrere qualche post. Tra un «Oggi sposi!» e un invito a «Reggaeton party all night – Macarena Edition» m'imbatto in una pubblicità che – guarda un po' – sembra rivolgersi proprio a me.

«Sei uno autore? Hai un blog? Scrivere è la tua passione?» recita il banner. Dopo qualche minuto di ricerca, scopro l'esistenza di almeno una cinquantina di software di ultima generazione capaci di produrre contenuti testuali di lunghezza variabile, 100% originali e scritti con grammatica e sintassi degni di un grammar-nazi. In italiano, per giunta.

Ora, lo scetticismo iniziale ha dovuto capitolare di fronte alla mia innata tendenza alla curiosità, alla sperimentazione e… alla pigrizia! Ho quindi creato un account, pagato una quindicina di dollari e messo alla prova l'Intelligenza Artificiale che – almeno su carta – avrebbe dovuto eguagliare il tormento letterario di un Leopardi e la chiarezza divulgativa di un Piero Angela. Il tutto in pochi secondi, per giunta: l'utente inserisce le parole chiave dell'articolo, il programma si mette alla ricerca di informazioni e – voilà – il sito confeziona un testo senza nemmeno darti il tempo di controllare le previsioni meteo o di scolare la pasta.

Lo Speedy-Gonzales della scrittura.

Lo so, adesso ti starai chiedendo: «Quindi, funziona?».


L'Intelligenza Artificiale applicata alla scrittura funziona davvero?

La risposta è sì e no. perché l'Intelligenza Artificiale è realmente in grado di produrre testi dotati di senso semi-compiuto in una manciata di secondi e no perché, nella stragrande maggioranza dei casi, le informazioni sono combinate in modo tale da gettare il malcapitato lettore nella confusione più totale. Le "menti informatiche costruite dall'uomo" sono semplici da manipolare, mancano di creatività e di ironia, non modificano il proprio tone of voice a seconda della comunicazione e concatenano informazioni reperite su più siti con l'estro creativo di un Picasso cubista alle prime armi.

Nel mare magnum di dati, eventi e consigli pubblicati in rete, i software in questione computano testi senza arte né parte: scrivono tanto senza mai dire niente. Per giunta, non hanno alcuna chance di riconoscere una notizia reale da una fake news confezionata ad hoc. Insomma, si corre il rischio di scrivere – con grammatica e sintassi perfette, questo sì – che la Medina di Casablanca si trova a Barcellona e che le tende da sole proteggono dalla luce del sole (ma va?).

Gli esempi summenzionati non sono casuali!

In un paio d'ore, dell'efficienza centuplicata citata nella pubblicità di Facebook non c'è traccia.Non me ne meraviglio: un computer calcola e scrive, ma non può sapere cosa sta calcolando o producendo.


Una nuova prospettiva

Un po' delusa, mangio l'ultimo trancio di Margherita. Mi viene da pensare, dunque, che l'errore di fondo stia nel ritenere che una macchina sia una copia esatta del nostro cervello – ovvero un quid capace di intuire, creare, riflettere e sbagliare allo stesso modo.

La verità è ben diversa: non serve per forza appartenere alla categoria degli "esseri senzienti" per scrivere uno slogan o un'e-mail di vendita. Tuttavia, è necessario essere senzienti per suscitare un'emozione o veicolare un significato ad altri esseri senzienti in maniera efficace e consapevole.

Per dirlo con le parole di Umberto Eco: «Il computer non è una macchina intelligente che aiuta le persone stupide, anzi, è una macchina stupida che funziona solo nelle mani delle persone intelligenti».

Sono d'accordo. L'Intelligenza Artificiale applicata alla scrittura non è una minaccia per il mio lavoro – quello di ghostwriter – o per quello di milioni di creativi sparpagliati in ogni angolo del globo. È invece un'inesauribile fonte di ispirazione che, producendo idee imperfette e un po' elementari, fornisce materiale grezzo da revisionare, migliorare, tagliuzzare ed editare. Il segreto? Collaborare, non delegare.

Per farla breve, la mia esperienza domenicale mi ha insegnato un paio di cosette:

● I software del presente (e del futuro?) continueranno a migliorare la propria conoscenza della sintassi e della grammatica, ma non potranno mai operare nel campo della semantica, del significato. Ed è proprio quest'ultimo a vendere, comunicare e suscitare emozioni mediante l'uso delle parole.

● I due approcci – quello umano e quello artificiale – possono coesistere in un unico testo, purché l'autore selezioni gli spunti di riflessione più brillanti e interessanti dell'Intelligenza Artificiale con l'intento di rielaborarli.

● I software smart applicati al campo della creatività sono smart nella medesima accezione della macchine un po' bruttine ma facili da parcheggiare che girano in città: imperfetti ma semplici da usare, rendono il lavoro degli scrittori più divertente ed eterogeneo – ma non potranno mai sostituire la comodità di un'utilitaria da cinque posti.

E tu, hai mai messo alla prova un generatore di testi artificiale? Indipendentemente dalla tua esperienza robotica, ricorda di affidarti a un team di professionisti in carne ossa per la stesura dei tuoi testi. Noi di Ghostwriter siamo scrittori fantasma con un bel po' di esperienza alle spalle e una conoscenza approfondita delle regole (segretissime) del mondo editoriale. Certo, non confezioniamo testi in soli trentadue secondi, ma ci impegniamo affinché i tuoi messaggi… durino una vita intera!

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