BLOG

Articoli e guide per imparare a realizzare un Libro professionale e promuoverlo grazie ai nostri suggerimenti.
Dimensione carattere: +

Realismo, ritmo e punteggiatura. Come scrivere i dialoghi del tuo libro

1.Dialoghi Come scrivere i dialoghi del tuo libro

Non prenderli sotto gamba. I dialoghi divertono, annoiano, camuffano, raccontano, persuadono, terrorizzano, sorprendono e commuovono. In alcuni (sventurati) casi, spingono il lettore ad abbandonare la lettura del tuo romanzo. Da un lato danno voce ai personaggi in maniera diretta e, dall'altro, hanno il (super) potere di trasmettere informazioni, di contribuire allo sviluppo della trama e di portare alla luce gli aspetti più misteriosi dell'ambientazione.

Checché se ne dica in giro, la scrittura di dialoghi verosimili ed efficaci è tra gli ostacoli più complessi per le penne alle prime armi (e non solo).

E dire che parlare ci viene così facile!

Eppure, mettere nero su bianco un dialogo significa innanzitutto vestire i panni di traduttori capaci di preservare nella parola scritta il flusso dinamico, arzigogolato, contratto, zigzagante, spezzettato e imprevedibile del parlato.

Per giunta, è compito dell'autore scrivere frasi che abbiano un senso – cioè che siano grammaticalmente e sintatticamente ineccepibili – mentre la comunicazione orale fa un po' come le pare. Intercalari, silenzi e pause complicano (e non poco) l'esperienza di scrittura di un dialogo con la D maiuscola.

E se i più pigri tra i miei lettori possono sempre dedicarsi alla scrittura di un racconto di venti, trenta o cinquanta pagine in forma indiretta, i più prolissi tra i romanzieri all'ascolto farebbero bene a continuare la lettura di quest'articolo. Dopotutto, un libro di 658 pagine mancante di parti dialogate diventerebbe un mattone difficile da scrivere e impegnativo da leggere.

Tutto chiaro?

Nei prossimi paragrafi ti spiegherò perché la scrittura di dialoghi richiede strategie e accortezze degne di un generale spartano.

This is SPARTA!

Come trovare una via di mezzo tra una scrittura (troppo) realistica e una (troppo) surreale

Se gli autori di storie, romanzi e vattelapesca dovessero attenersi alle chiacchiere della vita vera con il rigore di un cronista sportivo, i libri sui nostri scaffali sarebbero pieni di pagine e pagine scritte più o meno così:

«We, grandissimo! Come va?»

«Tiro avanti, dai. Tu?»

«Tutto bene, tutto bene. C'hai tempo per un caffè?»

«Ma va', non c'ho manco un minuto. Devo anda' a lavoro…»

«Ah…»

«Già…»

«Vabbè, la prossima volta. Tanto da qua non mi muovo io, eh…» ride.

«Senti, ma quand'è che parti per le Maldive?»

«Tra una settimana – cioè – mercoledì prossimo. Il 16 o il 17. È il 16 o il 17?»

«Eh, non lo so…» si stringe nelle spalle.

«Vabbè, giù di lì!»

«Grande allora, buon viaggio. Saluta la signora!»

«Grazie caro, alla prossima!»

Frasi gergali, interruzioni, monosillabi, ripetizioni, strafalcioni grammaticali, incomprensioni, giri di parole e una manciata di singhiozzi e starnuti: la comunicazione dialogica è quanto di più lontano dalla raffinatezza e dall'essenzialità di un testo scritto a regola d'arte.

Di conseguenza, almeno che tu non voglia trasformarti in uno scrittore iperrealistico – allergico alle censure e agli abbellimenti della realtà – è importante che i dialoghi del tuo masterpiece siano verosimili, non veri.

Il parlato dei libri dev'essere non dissimile da una scena teatrale o dallo spezzone di un film in cui due o più personaggi parlano tra di loro. Nei panni di spettatori, ci concentriamo su gesti, micro-espressioni, pause e comportamenti per calarci dentro la scena, dimenticandoci che le battute sono state scritte da uno sceneggiatore o da un drammaturgo "allenato" alla realizzazione di dialoghi efficaci.

Per riuscire nell'intento:

  • Il lettore deve immaginare i personaggi della scena senza "percepire" la presenza dell'autore. Ora, che dietro il lavoro finale sia presente la tua penna, il tuo stile e il tuo lungo lavoro di editing è cosa nota. Tuttavia, un dialogo da 110 e Lode dà l'impressione di fluire liberamente dall'interazione delle voci narranti. Lo scrittore deve rimanere invisibile – un po' come facciamo noi di Ghostwriter®.


  • I dialoghi consentono di descrivere i personaggi in maniera autoevidente. Mettiamola così: dal modo in cui una persona si esprime, possiamo capire molte cose sul suo conto. E allora, se il tuo protagonista è timido, imbranato e introverso, via libera a frasi brevi e secche. Un personaggio su di giri, nervoso o sul punto di scoppiare come una bomba a orologeria farà uso di risposte acide e provocatorie. Infine, il dialogo logorroico si addice a tutte quelle personalità che occupano ruoli di potere (insegnanti, imprenditori, capi di questo o di quello, direttori e rettori, e chi più ne ha, più ne metta), oppure a persone molto socievoli, estroverse, ottimiste e alla disperata ricerca dell'attenzione altrui.


A ogni personaggio il proprio registro (ma senza esagerare, per l'amore del cielo)

Voglio concludere questa breve digressione sulla scrittura di dialoghi con una riflessione sul problema (?) del registro. Un problema nella misura in cui i nostri personaggi potrebbero esprimersi, di frequente, con forme dialettali, errori di dizione, balbuzie, erre moscia (presente, sono io!), eccetera eccetera. Anche in quest'ultimo caso è importante che la chiarezza della narrazione si sostituisca al realismo "nudo e crudo" del testo.

Il tuo protagonista è un rampante mafioso siciliano sulla trentina? Ecco, chi potrebbe mai leggere un intero romanzo dialogico in dialetto, se non i pochi, pochissimi eletti che conoscono l'idioma in questione? Per trovare il giusto registro è sufficiente sporcare la narrazione con qualche espressione dialettale – che sia comprensibile, mi raccomando: un pizzico di minacce gergali qui, qualche parolaccia di qua, un megghiu sulu ca mali accumpagnatu, e tutto si risolverà per il meglio.

L'esempio in questione è intrecciato a doppio filo con la regola aurea dei dialoghi verosimili e coinvolgenti: mai calcare troppo la mano, ehm, la penna per trovare battute forzate al solo scopo di rispettare la trama.

La trama può (e deve) essere fatta a pezzi.

È infatti impossibile che ogni intervento dialogico dei tuoi personaggi sia coerente allo scheletro narrativo del racconto. E allora, il consiglio è di lasciare briglia sciolta all'immaginazione e all'ispirazione momentanea per proiettarti verso orizzonti ancora inesplorati. Tentativo dopo tentativo, potresti scoprire qual è il vero movente del tuo protagonista – ovvero la ragione per la quale agisce in un determinato modo all'interno del romanzo – ma anche quali sono le paure, le speranze e le emozioni che rendono vivi (e utili) i personaggi.

E se proprio non sai come sostituire i tanti «cioè», «beh», «disse» e «rispose» contenuti nelle pagine del tuo prossimo capolavoro, tieni in considerazione l'idea di affidarti al nostro servizio di coaching: Twinning si schiera al fianco degli scrittori emergenti per potenziare le capacità espressive dei futuri bestselleristi – ma senza soffocare l'unicità delle loro penne.

Perché scrivere un libro è "figo", ma farlo bene lo è ancora di più.

Copyright

© Ghostwriter.it

Rimani informato

Iscriviti al blog! ti invieremo una e-mail quando verra' pubblicato un nuovo post.

5 consigli semiseri per parlare in pubblico senza ....
Chi ben blogga è a metà dell’opera – L’importanza ....

Logo Ghostwriter

Attivo dal 2012, Ghostwriter ha offerto nel tempo i propri servizi editoriali a grandi aziende nazionali ed estere, tra le quali Giorgio Armani, Toyota Motor Italia e MSC Crociere.

Oggi, grazie agli editor e agli autori professionisti che compongono il suo staff e alla sua esperienza decennale nel settore editoriale, Ghostwriter può garantire ai propri clienti libri di qualità e la certezza di saper veicolare ogni messaggio nel modo più giusto.

Contatti

Telefono: 06-86356981

Whatsapp: 351-8083673

E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

P.zza del Popolo, 18
00187 - Roma
(si riceve solo su appuntamento)