Lo stile del font. Scelta del carattere per testo e titoli di un libro
Arial, Verdana, Geneva, l'immortale Times New Roman: la scelta è solo un vezzo d'Autore o vi sono questioni tecniche nascoste? Sicuramente, si tratta di uno dei passaggi chiave dell'editing.
Durante una qualsiasi giornata, anche chi non è appassionato di libri legge migliaia di parole navigando su Internet, scambiando messaggi sui social, guardando le vetrine e persino seguendo i programmi in TV, dove scorrono sigle e titoli. In tutto questo, c'è un dettaglio al quale spesso non si presta più attenzione: il tipo di carattere con il quale sono riprodotte le singole lettere.
Per chi si occupa di grafica editoriale, non si tratta di una minuzia, ma anzi di uno tra i principali supporti alla comunicazione del testo. Esiste persino una "scienza" dei caratteri tipografici, così come esistono professionalità precise per il loro design e il matching con lo scritto.
È tempo allora che ti dedichi a un nuovo compito da vero creativo: la scelta del font per il testo del tuo libro.
Al solito, iniziamo con i principi guida.
Tecnicamente: a cosa serve il font?
La domanda è solo apparentemente banale. Il carattere serve a mettere il lettore a suo agio di fronte al testo, così da facilitarne lettura e comprensione. Pertanto, deve consentire una facile distinzione delle lettere e delle parole tra loro, senza stancare gli occhi.
Rilevano qui la dimensione e lo spessore delle lettere, la distanza tra loro nel comporre le parole, la pulizia (o meno) del tratto.
Il font ha anche altre funzioni?
Certamente. In maniera quasi "subliminale", i caratteri creano un legame empatico tra il testo, il narrato e il lettore.
Anzi, gli esperti di comunicazione ti direbbero che è proprio il carattere tipografico a fornire il giusto "tono" al testo, come accade con la colonna sonora per un film. Quando serve creare suspence "Profondo rosso" va benissimo, mentre per una scena romantica potrebbe funzionare "Take my breath away" (oh dear… and kiss!). Se invertiamo gli abbinamenti, si scompaginano (sic!) anche le sensazioni del pubblico.
In tal senso, vi saranno font più adatti a saggi e pubblicazioni scientifiche, altri pensati per la narrativa e le sue varie declinazioni, dal romanzo storico alla fantascienza, dal feuilleton romantico al giallo, e via di seguito.
Chiarite le esigenze da tenere presenti nella scelta, quali sono allora le opzioni disponibili?
Se fai qualche ricerca su Internet, puoi trovare aiuto nelle "top ten" dei font utilizzati in editoria. Ce ne sono diverse e da queste puoi ricavare utili spunti d'ispirazione. Nel frattempo, noi ti proponiamo la nostra personale "hit parade", mescolando grandi classici e preferenze personali.
Garamond
Immortale – risale alle gloriose origini della tipografia moderna, parliamo del 1700 – è ancora oggi uno dei caratteri più in voga. È facile da leggere, eclettico e disponibile in vari formati. Va bene per tutto, ma rende al meglio nella narrativa e in particolare nei romanzi polizieschi o persino negli horror. Ne è stata disegnata una versione "rinfrescata" negli anni Sessanta: Sabon.
Caslon & Baskerville
Diversi, eppure strettamente imparentati – tipo zio e nipote, per capirci.
Il primo ha nobili e britanniche origini (siamo sempre nel 1700) e, just to say, è stato utilizzato per stampare la Dichiarazione d'Indipendenza degli Stati Uniti d'America. Da quel dì, si è fatto più borghese e ha inondato testi di ogni tipo. Caldo e avvolgente, considerato il lignaggio, calza perfettamente per i romanzi storici e le saghe familiari.
Baskerville rappresenta l'evoluzione ammodernata di Caslon: una sorta di suo "reload". Il tratto mescola sapientemente aristocrazia e manualità, per un risultato decisamente attuale. Molto chiaro, si presta a mille usi, conservandosi leggibile in ogni formato.
Passiamo a epoca moderna e diamo un'occhiata ai nostri "like".
Helvetica & Helvetica Neue
Helvetica ha una storia tribolata. Nasce negli anni Cinquanta in Svizzera, come – auspicata – ciambella di salvataggio per un tipografo in guerra con i concorrenti. Il font sopravvivrà, la stamperia del suo ideatore no – requiem. All'epoca, fu un vero breakthrough – una rivoluzione – per il settore. Divenne un "must" per pubblicitari e grafici dopo essere stato utilizzato per l'intera segnaletica dei trasporti pubblici a New York City. Assieme al suo "refresh" Neue, ha ispirato generazioni di designer per loghi, poster pubblicitari, cataloghi, locandine, ecc. Per alcuni è freddo (bella forza, è svizzero…) e troppo essenziale. A noi piace proprio per il suo elegante minimalismo. Ci pare perfetto per la saggistica.
Roboto
Un bimbo. Compare nel 2011, su iniziativa di Google che se ne serve per il suo sistema operativo e alcune applicazioni Internet. Di fatto, è un'evoluzione di Helvetica. Si diffonde rapidamente on-line e off-line, ottenendo addirittura un restyling già nel 2014. Modernissimo, sebbene possa apparire a prima vista asettico, in realtà possiede rotondità che lo rendono un carattere assai "emotivo". Ottima scelta sia per la fiction (science-fiction inclusa), sia per i testi tecnici.
Ce ne sarebbero ancora alcune decine, ciascuno con i suoi pregi e – magari – qualche difetto.
Scoraggiato?
Noi di Ghostwriter siamo sempre a disposizione per valutare il tuo testo, per proporti le soluzioni che secondo noi meglio si adatterebbero alla sua resa tipografica o a video e per farti avere dei provini con le alternative più adatte.
Basta chiedere!
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