Interrotto, abbandonato, interrotto, abbandonato, lasciato in taxi.
No, non è la cronistoria della mia love-life – anche perché, chissenefrega? – ma la disastrosa "situazione libri" dell'estate 2022. Gli unici due manoscritti che ho letto dalla A alla Z sono raccolte di racconti brevi, anzi, brevissimi: la prima l'ho divorata in un solo giorno mentre me ne stavo (s)pazientemente seduta al Gate B14 dell'Aeroporto di Roma Fiumicino, direzione Istanbul; il secondo l'ho portato a termine in un weekend di fulmini e pioggia torrenziale che ha allagato il terrazzino e terrorizzato il mio gatto turco, Toby. O meglio, il gatto che la proprietaria di casa mi ha scaricato senza troppi convenevoli a causa di una sua misteriosa "allergia improvvisa".
E lo ammetto: a rallentarmi non sono stati né gli impegni di lavoro né i miaow del micio. E neppure i due coinquilini russi, due fratelli di San Pietroburgo, che si lamentano dalle sessanta alle centodue volte al dì a causa del caldo mediorientale. Il fatto è questo: è sempre più difficile trovare un buon libro. In quest'articolo un po' diverso dal solito – sì, perché per una volta discuteremo di lettura, non di scrittura – voglio vestire i panni del tuo potenziale pubblico, cercando di capire quali sono i criteri di giudizio di un manoscritto – dalla cover all'incipit.
Chissà, magari ti sarà utile.
Ma tu, quando lo giudichi un libro? Prima o dopo?
Può sembrare una domanda banale, ma non lo è. In teoria, almeno in teoria, un libro dovrebbe essere giudicato a posteriori. Tuttavia, nel momento stesso in cui decidiamo di acquistare un testo esprimiamo la nostra opinione su un prodotto editoriale nel suo insieme. Perché Il processo di Franz Kafka e non Lo straniero di Albert Camus? Perché La fabbrica di cioccolato di Roald Dahl e non I miserabili di Victor Hugo? Nella nostra testa di avidi lettori, ogni libro è corredato da un grado di desiderabilità influenzato dalle letture precedenti, dalla nostra personalità, dalle idee che ci frullano per la testa, dai gusti maturati in anni di "sollevamento della prossima pagina", senza dimenticare il sesto senso, la simpatia, i colori del manoscritto e magari la casa editrice « che ha un nome proprio figo».
Il lettore ha il coltello dalla parte del manico. Lo stesso coltello di cui può servirsi per fare a brandelli un libro da buttare, buono solo per ravvivare il fuoco del camino. Indipendentemente dalla qualità di una proposta data alle stampe, è molto probabile che un autore lontano anni luce dai nostri interessi e dai nostri valori, beh, non riuscirà a persuaderci di acquistare una copia del proprio capolavoro.
Next one!
Insomma, tutti noi siamo chiamati a giudicare un libro prima ancora di leggerne l'incipit. E siamo obbligati a farlo non soltanto per una questione di money money, ma soprattutto per via del tempo che dedicheremo alla lettura.
I 3 o forse 4 criteri soggettivi con i quali giudicare un libro dalla copertina
Soggettivi per me. Se ritieni di avere qualche altro metro di giudizio, lascia un commento qui sotto e fammi sapere cosa ne pensi.
- In primo luogo, la copertina. È l'elemento visuale - corredato da colori e illustrazioni, font e immagini - che mi aiuta a intuire il genere letterario del manoscritto di fronte a me. E non credere sia necessario commissionare un pezzo d'arte a Caravaggio o Rembrandt. Nella stragrande maggioranza dei casi, una proposta minimal, curata e coerente al contenuto del libro è più che sufficiente per acchiappare la mia attenzione.
- Il titolo. Un'altra roba del tutto soggettiva che varia da lettore a lettore. Per quanto sia un elemento migliorabile, lo scrittore dovrebbe restare fedele alla propria idea iniziale.
- L'autore. Se un autore mi ha colpito (in fronte, ouch) con uno stile curato, appassionante ed elegante, non di rado mi metto alla ricerca di altre opere che possano… confermare o ribaltare il risultato! (Cit). Nella mia libreria prendono polvere scrittoroni con la S maiuscola, acclamati dalla critica, che su di me hanno avuto un effetto soporifero. È bene intestardirsi su un autore non più di due, tre volte. Poi meglio passare avanti.
- Qualità del testo. Quest'ultimo è un fattore giudicabile a posteriori.Sta di fatto che i cambiamenti del settore editoriale sono responsabili, al giorno d'oggi, della pubblicazione di manoscritti pieni zeppi di errori di battitura e di stampa. Un'edizione che interrompe il flow della lettura con una valanga di orrori non merita di salire sul Monte Olimpo della mia libreria. Trasmette piuttosto un'impressione di incuria e sciatteria.
La lettura è una cosa personale, ma la qualità di un prodotto editoriale è semi-oggettiva
E lo scrivo con certezza perché noi di Ghostwriter® abbiamo tratto in salvo molte bozze sul punto di essere cestinate, cercando di raccontare storie nel modo più affascinante, coinvolgente ed emozionante possibile. La "cattiva scrittura" può declinarsi in tanti modi. E non mi riferisco soltanto agli errori di ortografia, di stampa e di sintassi che un buon editor dovrebbe scovare con la propria vista da aquilotto, ma parlo anche del valore educativo di un manoscritto. Un libro che merita di essere letto ha un elevato impatto letterario, è curato in ogni dettaglio, arricchisce l'animo del lettore e immerge il pubblico in una dimensione in cui lo spazio e il tempo, beh, semplicemente non esistono più.
È per questo motivo che io e i miei colleghi ghostwriter cerchiamo di offrire un'esperienza memorabile al cliente e ai suoi interlocutori. Ci sono storie che intrattengono, vicende che colpiscono in profondità, libri che informano e sperimentazioni narrative che accendono la scintilla della creatività.
Noi siamo pronti a tutto e crediamo nel valore della scoperta.
Se vuoi saperne di più, trovi maggiori informazioni qui.