F come Fretta. La scrittura su commissione ai tempi della rete

Sono le setteequarantacinque di lunedì mattina. Ho gli occhi impastati dal sonno e il caffè sul fornello. La quieta attesa del mio cliente si trasforma in uno scalmanato «Sta scrivendo…». Pausa. «Sta scrivendo…». Pausa, pausa. «Sta scrivendo…». Pausa.

«Ma che diamine starà scrivendo?» mi chiedo.

Osservo lo schermo dello smartphone con lo sguardo mezzo addormentato, perso nel vuoto. Nel frattempo, la Moka gorgoglia da una ventina di secondi. Il suo fischio risuona come un ammonimento. Una minaccia tricolore in codice morse: «Spegnimi, eh, ti brucio il caffè, eh, poi non dare la colpa a me, eh…»

Mi verso un triplo (quadruplo?) espresso nella tazzina "I love California" – che poi io, in California, non ci sono mai stata – e vengo distratta dal secondo driiin della giornata.

«Fammi sapere, mi servirebbe tra un'oretta…»

Ma che, la sinossi? Tra un'oretta?

Strabuzzo gli occhi.

Forse non ci siamo capiti…

Ecco, ma perché non ci siamo capiti?

Mettiamola così. L'85% dei clienti o dei potenziali clienti che entra in contatto con un ghostwriter in carne, ossa e lenzuolo svolazzante non ha la più pallida idea di come lavori, uno scrittore fantasma. L'incomprensione non è imputabile (soltanto) ai nostri committenti. Se gli autori restano nell'ombra per attribuirsi una certa allure di mistero, i clienti sono costretti a colmare le lacune per deduzione. E la deduzione – è cosa nota – fa rima con strafalcione. O malinteso, equivoco, cantonata: a te la scelta.

Di conseguenza, in quest'articolo voglio ricondurre la tua attenzione su un paio di luoghi comuni riguardanti la figura del ghostwriter che, a lungo andare, potrebbero intaccare la qualità della tua esperienza editoriale.

• La scrittura di un libro non è una 100 metri a ostacoli. Noi di Ghostwriter® preferiamo le cose fatte bene alle cose fatte in fretta. O come amano ripetere i miei concittadini ateniesi, «sigà-sigà». Piano piano. Un po' perché la creatività, la fantasia e la verve immaginativa non sono funzionalità 2.0 da attivare e disattivare con un pulsante – la mente di uno scrittore non è un mix di interruttori, cavi e levette – e un po' perché il ghostwriter ha bisogno di tempo. Tempo per trovare le parole giuste, per scartare le soluzioni comunicative off point, per comunicare un'idea in maniera incisiva e per essere convint(issim)o della validità del testo recapitato tra le mani del proprio committente. Beh, non guardarmi con quell'espressione contrariata: noi di Ghostwriter® siamo abituati a lavorare in tempi ristretti. Sissignore. Le ore piccole non ci spaventano (quasi) mai. A ogni modo, è bene ricordare che il lavoro va rispettato. Sempre. Sottovalutare l'impegno e la dedizione necessari per la scrittura di un paragrafo, di un articolo o di un payoff aziendale significa – senza mezzi termini – pagare per un lavoro fatto male e in modo approssimativo. Ne vale davvero la pena? Non dimenticare che i trionfi letterari del tuo scrittore fantasma sono anche i tuoi.
• Quantità non è sinonimo di qualità. E guai a pensarla diversamente. Non hai idea di quante volte la mia mandibola abbia ceduto alla forza di gravità dopo la lettura di e-mail in stile: «Mah, vorrei pubblicare due articoli da 1059 parole alla settimana, così da generare traffico organico e bla bla bla». Frena, frena. Prima di aprire un blog nuovo di zecca o pubblicare un'autobiografia con il tuo faccione sorridente stampato in bianco e nero sul retro della copertina, ti consiglio di… trovare qualcosa da comunicare. Quello che sto cercando di dirti è che non è importante il numero di parole che digiti (o fai digitare) freneticamente sulla tastiera di un portatile un po' scalcagnato – il mio è ricoperto di macchie di caffè, sembra una mappa del tesoro. Concentrati piuttosto sulla rilevanza del tuo messaggio. Quest'ultimo dovrebbe trasmettere empatia, consigli pratici, sensibilità, intelligenza, umorismo, interesse per il lettore e, soprattutto, rispetto per il tempo che ti sta dedicando. Eppure, è sufficiente spalancare le finestre dell'ufficio e ficcare la testa fuori dalla nostra agenzia di scrittura per essere sommersi – ma che dico? – travolti – o peggio ancora – risucchiati da una valanga di contenuti sciatti e scopiazzati a destra e a manca, spiacevoli come un moscone su un piatto di carbonara.

Quindi, niente sinossi in un'oretta?

Beh, no. In compenso, ho dedicato qualche ora della mia (prolifica?) mattina di lavoro all'analisi del progetto editoriale del mio cliente, consegnandogli soltanto 150 parole scritte in maniera realmente efficace.

E mi auguro che questo spiegone abbia chiarito i misteriosi enigmi che si celano dietro la figura di uno scrittore fantasma. Buuu!

Per quanto possa sembrare controintuitivo, resta il fatto che la scrittura sia una competenza artigianale. Nel momento in cui eviteremo, tutti insieme, di commissionare e produrre contenuti low-quality da qualche "distributore automatico delle parole", potremo impegnarci attivamente per condividere articoli, romanzi, manuali, payoff (e sinossi, visto che ci siamo) redatti a regola d'arte. Testi che lasciano il segno.

A proposito, se sei alla ricerca di una (buona) idea da trasformare in un libro, in un articolo o in un nome aziendale, mettiti in contatto con noi di Ghostwriter®.

Non amiamo né gli sprint né le cose fatte in fretta e furia, ma ci siamo allenati duramente per correre una maratona al tuo fianco, così da sostenerti fino al raggiungimento del traguardo finale.

Alla prossima, eh!