Strafalcioni e orrori di ortografia da non fare (più)
«Ho visto questo libro e ti ho pensata… sembra scritto a posta per te?» - recita il bigliettino natalizio in rosso scarlatto che osservo con aria attonita da una ventina secondi.
'A posta? E quando arriva la posta? Ma soprattutto, una posta in stile vintage – dalla busta ingiallita e dalla lettera scritta a mano con calligrafia un po' sghemba – oppure una posta moderna – che so, un pacco regalo da Amazon o il corriere di Maria De Filippi per C'è posta per te?
Scherzo, scherzo!
Nella speranza che mia zia non finisca inavvertitamente su quest'articolo bonariamente ispirato ai suoi orrori ortografici (Christmas Edition), facciamo un ripassone. Un ripassone linguistico, per la precisione. Certo, nella scrittura 2.0 di un medium digitale – Facebook, WhatsApp, Gmail e Tinder in primis – possiamo saltare a piè pari le sabbie mobili di una figuraccia attribuendo la colpa del misfatto al correttore automatico.
Eppure, di tanto in tanto, quando la ruvidezza della carta ci costringe a prendere la penna in mano per comporreuna lettera d'amore, un bigliettino d'auguri natalizio o una (non tanto) velata minaccia di squarciare le ruote della Fiat di proprietà del vicino di casa che si ostina ad ascoltare la discografia dei Nirvana a un volume superiore al numero dei suoi neuroni – in questi e in molti altri casi, dicevo – è opportuno capire il funzionamento della labirintica lingua italiana per evitare scivoloni.
Per messaggi non più incerti, dai un'occhiata ai suggerimenti comunicativi che trovi di seguito.
Doveroso Post-Scriptum.
Mio illustre amico, ti avviso: le sinapsi creative in mio possesso sono brutalmente inibite dal pranzo di Natale più abbondante degli ultimi cinque anni. Di conseguenza, non illuderti: non hai di fronte a te il vademecum d'ortografia più organizzato ed esaustivo (semmai esausto) della storia dell'Internet.
È chiaro a tutti che il sistema di classificazione di Linneo funzioni meglio del mio, che fa acqua da tutte le parti. E per quanto mi sforzi di inserire il «dono della sintesi» nella lista dei desideri natalizi, sembra che anche quest'anno gli elfi del Babbo si siano divertiti a disattendere le mie richieste.
Cominciamo?
Dai, dai!
… Come si scrive?
Una carrellata di errori da non fare mai più per scrivere e-mail di lavoro professionali, lettere di presentazione ad alto impatto e romanzi o manuali dalla buona credibilità.
- Trasforma i sopratutto in soprattutto. E fallo soprattutto perché quest'ultimo è uno degli avverbi più maltrattati della contemporaneità. Ah, sopra tutto (staccato) è sinonimo di al di sopra di tutte le cosee ha un significato diverso. Non farti ingannare.
- Converti pultroppo in purtroppo. L'avverbio in questione è un mix tra due parole: pure e troppo. Nell'eventualità di un orrore d'ortografia o di pronuncia, hai due possibilità: A) fingere di parlare con la R moscia per il resto dei tuoi giorni, oppure B) valutare l'acquisto di un passaporto falso da accompagnare al balbettio: «Io… in Italia… solo tre anni!».
- «Ma che c'entra? O centra?». C'entra sempre, te lo assicuro. La variante apostrofata è la versione short di «avere a che fare con qualcuno o con qualcosa». La seconda è la declinazione nella forma indicativa (terza persona singolare, presente) del verbo centrare. Insomma, almeno che tu non sia un arciere, un calciatore o uno di quei pazzi dalla vista di falco amanti del tiro al piattello, non dimenticare l'apostrofo. Mai.
- Scambia afffianco con a fianco. La variante staccata è sinonimo di «a lato di qualcuno o di qualcosa». Un esempio? «Non mi vedi? Sono a fianco alla statua di Manzoni! O è Napoleone questo? Ah boh!». La versione alternativa è piuttosto la prima persona singolare, (presente) del verbo affiancare. Un altro esempio? «… E così affianco la vettura, mi chino per prendere qualcosa e squarcio le ruote della macchina. Sì, quelle del vicino di casa!». Ops, si scherza!
- Infine, tramuta infondo in in fondo. «In fondo al maaar» - canticchiavo da bambina, con gli occhi incollati ai cartoni animati della Disney e le mani appiccicose di pop-corn. A distanza di anni, chiunque sia intenzionato a vestire i panni – o per meglio dire, le squame – della sirenetta Ariel deve staccare le due parole. Anche in questo caso, la variante errata (infondo) è piuttosto la prima persona singolare (presente) del verbo infondere. Un esempio? «Oh-oh-oh! Sono Babbo Natale e infondo lo spirito natalizio a bordo della mia slitta» - giusto per rimanere in tema.
Insomma, i consigli d'ortografia che trovi qui sopra sono un must (indipendentemente dallo zampino del correttore automatico, s'intende). Con un po' di pazienza, riuscirai a depurare i tuoi testi dai tanti orrori che inavvertitamente sfuggono in fase di scrittura.
C'è di più. Nell'eventualità in cui temessi di mandare all'aria la tua promettente carriera di romanziere a colpi di mistakes – come dicono i nostri cugini inglesi, – valuta di delegare la correzione dei tuoi testi a un team di professionisti iper-puntigliosi.
Noi di Ghostwriter scoviamo i (presunti) colpevoli dei tuoi errori grammaticali, sintattici e ortografici con l'intento di migliorare l'esperienza dei lettori e ridurre gli inciampi linguistici più comuni.
Per oggi è tutto.
Ora che ci penso, non sarà forse il caso di aprire il pacchetto natalizio della… zia incriminata?
Se sei impaziente e non vuoi attendere le mie manovre di scartamento, continua la tua esperienza di lettura sulla pagina di editing.
Alla prossima!
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