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Show, dont’ tell (ovvero la tecnica narrativa più trendy del momento)

Quando arriva l'ispirazione giusta Quando arriva l'ispirazione giusta

La mia interlocutrice – camicia in tweed da taglialegna, jeans strappati e un mucchio biondiccio di capelli color paglia (secca) tirati su in uno chignon – mi lancia un'occhiata indifferente: «Mh?».

«Libri in francese ne avete?» - chiedo per la seconda volta in un'inglese mangiucchiato, da cui traspare tutto il mio disappunto. La tipa tracanna la sua birra FIX con la foga di un maratoneta sul punto di collassare per disidratazione. Infine, mi indica un paio di mensole sulla sinistra.

Atene. Mi trovo in un'angusta libreria internazionale, frequentata da studenti un po' hipster con la passione per la storia antica. Sono alla ricerca di un libro. Un libro di narrativa in lingua francese da impacchettare per un'amica. E così, immersa tra Cinquante nuances de Grey e Le mythe de Sisyphe di Camus, passando per una deliziosa Petite guide illustré de botanique, mi vien da pensare: «Questo posto è l'ambientazione ideale per un racconto breve, o magari per un romanzo!».

Dopotutto, la scrittura è uno strumento comunicativo attivato dall'immaginazione. In quanto tale, non ama rintanarsi in una gabbia di regolone grammaticali e regolette sintattiche, toni linguistici, canoni pomposi e strutture narrative tradizionali.

L'ispirazione bussa alla porta della mente nei momenti e nelle modalità più imprevedibili e… capricciose - oserei dire. Insomma, ti è mai capitato di scandagliare il mondo con gli occhi di un creativo, scovando nella monotonia della routine un connubio di ambientazioni, personaggi, storie e dettagli trasformabili in letteratura?

Se anche tu – un po' come me – hai incontrato intriganti sconosciuti tra le vie di una metropoli, cucinato una torta, viaggiato in giro per il mondo con una valigia scalcagnata, spupazzato il tuo amico a quattro zampe, vissuto un'esperienza straordinaria al mare o sulle dune del deserto, dormito in un lugubre albergo anni Ottanta, sonnecchiato su un treno notturno o smarrito te stesso tra gli scaffali impolverati di una libreria – insomma, se ti sei mai fermato a riflettere sulla bellissima semplicità della tua vita – sicuramente sai di cosa sto parlando.

E magari - un po' per pigrizia, un po' per timidezza – non hai mai preso la penna in mano per trasformare in realtà le tue intuizioni creative.

È tempo di rimediare con l'aiuto di una delle tecniche più semplici, potenti e divertenti della narrativa moderna. Mi riferisco allo show, don't tell – letteralmente, mostra, non descrivere.

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Per essere dei bravi scrittori è importante sperimentare, mettersi alla prova, magari creare un po' di suspence per tenere i lettori incollati alla pagina di un libro cartaceo o di un e-book digitale.

La domanda, amico mio, è lecita: come riuscirci?

Beh, innanzitutto familiarizzando con la regola aurea della scrittura. Soltanto così, con un po' di pratica e invocando il «dio Talento», riuscirai a capire quando rispettare e quando disattendere i principi su cui si basa la narrazione di una vicenda.

La tecnica dello show, don't tell è tra le più chiacchierate della contemporaneità; invita a eliminare le descrizioni minuziose, le spiegazioni dettagliate, le emozioni dei protagonisti e le loro peculiarità fisiche o comportamentali. A differenza della letteratura del passato – caratterizzata da pagine prolisse e puntigliose – quella moderna si serve di un linguaggio asciutto, pragmatico e versatile. L'autore non impone la propria visione del mondo, ma lascia che sia il lettore a maturare la propria personalissima idea sulla faccenda narrata.

In altri termini, lo show si serve di una struttura narrativa simile a quella della sceneggiatura. Sarà poi la capacità immaginativa del lettore a colmare le lacune descrittive, così da arricchire l'esperienza di lettura.

Riflettici per un istante.

Avrei potuto cominciare il mio articolo con stile descrittivo nella maniera seguente: «Due settimane fa mi sono recata in una libreria internazionale ad Atene, la città in cui vivo, per fare un regalo: un libro in lingua francese. La commessa era annoiata e il negozio abbastanza disordinato, ma alquanto originale».

Con ogni probabilità avrei perso la tua attenzione alla velocità della luce. Il tellnon lascia spazio all'immaginazione del lettore.

Di contro, la capacità di mostrare (show) si traduce in un climax di sensazioni: A) la vista: gli scaffali della libreria sono trasandati, i vestiti della libraia volutamente stereotipati per consentire al lettore di visualizzare l'ambientazione, con l'intento di strappargli un sorriso; B) l'olfatto: la birra della mia interlocutrice è responsabile di una zaffata alcolica tutt'altro che piacevole. O ancora C) l'udito: il dialogo diretto lascia intendere che io e la tipa ci siamo giudicate (bonariamente) antipatiche a vicenda dopo due minuti in croce.

In altri termini, mostrareal lettore le dinamiche di una vicenda significa innanzitutto costruire spazi immaginari più articolati, ampi e coinvolgenti di quanto non accada nella descrizione minuziosa, diretta e asettica di qualcosa o di qualcuno.

Prima di immergerti nella stesura del tuo prossimo masterpiece, quindi, metti in pratica la tecnica dello show, don't tell, oppure allenati a riscrivere ex novo le pagine di autori noti per l'iper-descrittivismo (il mio concittadino pescarese d'Annunzio, ad esempio).

Se invece vuoi ottenere un risultato ad hoc o migliorare il tuo romanzo con l'aiuto di un coach esperto, dai un'occhiata ai nostri servizi di ghostwriting e di twinning.

Uhm, e io dov'ero rimasta?

Ah, sì… Harry Potter et la chambre des secretes della Rowling, oppure Le nom de la rose di Eco?

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