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Self-editing, quando l’autore collabora con l’editor

8-Errori Self Editing? No, grazie!

In un precedente articolo qui su Ghostwriter abbiamo già rivelato l'importanza di un editing a regola d'arte. Insomma, di metodi per scrivere meglio (o peggio) ce ne sono a bizzeffe, ma è bene ricordare una verità con la V maiuscola, la regola aurea di ogni scrittore responsabile – quello che mette la cintura di sicurezza mentre raggiunge la super-velocità di cento battute al minuto sulla tastiera: l'autore di un libro, di un post, di una dedica d'amore o di una lettera di licenziamento non può (e non deve) essere editor dei propri testi.

Me ne sono resa conto sulla mia pelle: quando (ri)leggo i miei documenti in Word non c'è errore di battitura, ripetizione e orrore grammaticale che mi faccia saltare sulla sedia per lo spavento. Si nascondono, i miei scivoloni lavorativi, e io mi illudo che «questo testo sì che è perfetto, non c'è una virgola fuori posto». E così, lo consegno all'apice del gongolamento.

Povera illusa.

Sì, perché non appena lo invio a Valeria – il capo, NdR – o al team di editor in redazione, ahimè, gli strafalcioni ci sono eccome.

Ora, diamo per scontato che autore ed editor siano indispensabili per la pubblicazione di un testo di qualità. Resta da capire quali sono le accortezze, se esistono, che noi penne fulminee possiamo adottare per ridurre al minimo gli scivoloni. Che poi in fase di revisione siano presenti è normale e comprensibile, ma almeno l'editor non si troverà impantanato nelle sabbie mobili di una scrittura confusa, frettolosa e difficilmente digeribile.

Cominciamo!

Errore numero 1: occhio alle ripetizioni, sono sempre dietro l'angolo

Sì, proprio come il gatto della mia vicina che, al mattino, mi terrorizza con aria arruffata e minacciosa, in equilibrio sul cornicione del mio terrazzo.

Ma perché, poi?

Torniamo a noi: le ripetizioni. Nella stragrande maggioranza dei casi, non basta una revisione fresca fresca di bozza per rendersi conto delle assonanze ridondanti sparse qua e là nella pagina. Dopotutto, a forza di ri-scrivere e ri-leggere in continuazione, il nostro cervello frigge come patatine al McDonald's. Di frequente, mi rendo conto di aver digitato due parole identiche nell'arco di poche righe, ignara del cortocircuito linguistico di cui sono vittima.

La mia tecnica anti-ripetizioni – e che purtroppo non funziona col gatto della mia vicina di casa – consiste nel chiudere il PC, mettere sul fuoco la macchinetta del caffè e rileggere di nuovo quanto scritto a distanza di una mezz'oretta. Ed ecco che, boom, la mostruosità delle ripetizioni si manifesta in tutta la sua bruttezza. Ti consiglio di rileggere i tuoi testi in maniera dilazionata nel tempo per rimuovere il maggior numero possibile di strafalcioni. A mio avviso, infatti, questi ultimi condizionano la percezione del lettore, dando l'impressione di un lavoro sciatto e frettoloso.

Dopo aver riconosciuto il misfatto, evidenzia le due parole con un evidenziatore 2.0 di ugual colore. È molto probabile, infatti, che tu non abbia nessuna buona idea per ovviare al problema. Ci ritornerai a mente lucida più in là. Non c'è fretta.

Errore numero 2: no alle rime (a meno che tu non sia un rapper)

«Eh, ma quante ne vuoi? Le ripetizioni non vanno bene, le rime nemmeno…» mi dirai.

Beh, almeno che tu non sia il più grande bestellerista di filastrocche dell'ultimo decennio, è meglio evitare di calcare troppo la mano con assonanze fastidiose. Deconcentrano il lettore e aggiungono un tocco comico anche al momento più drammatico.

Un esempio?

«Il dolore di Giovanni si trasformò in rancore. Asciugandosi la fronte imperlata di sudore, l'investigatore gridò: "Getta a terra il caricatore!"»

Okay, ho esagerato. Ma a fin di bene. Volevo dimostrarti quanto, nonostante la struttura sintattica summenzionata sia piacevole, la ripetizione di parole con suffissi in -ore dia una strana cadenza all'episodio narrato, un fastidioso… rigore!

L'autore che incappa nelle rime si comporta in maniera maldestra. Allo stesso tempo, meglio evitare gli avverbi con suffisso in -mente, soprattutto se usati a sproposito o a coppie di due/tre. Anche in questo caso, è sufficiente evidenziare i due termini killer, aprire il dizionario dei sinonimi e contrari e risolvere il problemino a tempo di record.

Errore numero 3: concentrati sugli errori grammaticali più difficili da scovare

A mia discolpa, nel corso degli anni sono diventata sempre più efficiente; li scovo a vista d'occhio, già dalla prima rilettura. Tra i più complessi spicca senza dubbio la concordanza di singolare-plurale in frasi complesse.

Un esempio?

«Da quando avevo quindici anni, la mia casa e il mio ufficio è stato questo monolocale milanese di dieci metri quadri».

Il verbo, per ovvi motivi, non può essere espresso nella prima persona singolare, bensì in quella plurale. Allo stesso modo, il "gruppo di persone" è singolare, anche se quel gruppo dovesse contenere una nazione intera.

Facile come bere un bicchiere d'acqua. La vera complessità sta nel saper scrivere tanto, in poco tempo e con una visione d'insieme del testo prodotto, così da massimizzare la resa e semplificare il lavoro di revisione al malcapitato editor di turno.

Ora, facciamo una scommessa: quanti strafalcioni saranno contenuti nella versione in bozza di quest'articolo? Io credo cinque, forse sei. Il fatto di non aver bevuto un caffè, stamattina, non aiuta.

Se anche tu vuoi pubblicare testi im-pec-ca-bi-li, dai un'occhiata alle specifiche del nostro servizio di editing dedicato a libri, articoli e documenti di ogni genere.

Ti abbiamo avvisato, eh!

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