La scrittura del dialogo
In un saggio non servono certo, ma in un romanzo non se ne può fare a meno. I dialoghi sono una componente essenziale di un racconto, assieme alla descrizione dell'ambientazione e alla cronaca dell'azione. Apparentemente secondario, lo scambio di battute tra i personaggi di un libro rappresenta uno dei fattori che distingue l'opera di un apprendista da quella di un vero scrittore.
Proprio per la difficoltà nel rendere credibile il parlato su un foglio bianco, potrebbe insinuarsi in te un lieve accenno di crisi creativa. Introduciamo allora alcuni consigli operativi per disinnescare subito il pericolo.
Iniziamo dalla funzione tecnica assegnata ai dialoghi di un romanzo.
Aiutano il progredire della trama, ampliano la base di informazioni su eventi e location, ma soprattutto approfondiscono il caratterizzarsi dei personaggi, comunicando con tono e scelta dei vocaboli il loro passato, le sensazioni e le reazioni che provano di fronte a ciò che sta accadendo. Da ultimo, consentono di variare il ritmo della narrazione, dal momento che uno scambio di battute accelera il ritmo della lettura.
Già da queste brevi note si può ricavare una prima conclusione: i dialoghi vanno dosati – perché pochi appesantiscono il narrato, e il romanzo in stile Ottocento non va più, mentre troppi inflazionano la storia. In più, vanno sempre scritti bene.
Come fare?
Poiché abbiamo deciso di essere operativi, ecco il primo suggerimento.
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L'esercizio migliore che puoi fare è proprio quello di ricavare dal quotidiano ritmica, terminologia e succedersi dei dialoghi di chi ti sta vicino. Uno tra i modi possibili è di infilarsi in tasca un piccolo registratore (o lo smartphone, ma togli la suoneria…) e registrare scampoli di vissuto. Perfetto allora un tour in autobus o metropolitana (benissimo anche il treno, evitando i vagon-lits), la lettura del quotidiano al bar, origliando alla Bond (James Bond), oppure da barbiere e parrucchiere (per manicure o semplice piega, perché se ci andiamo fissi per taglio e colore ne usciamo calvi e soprattutto con il budget spianato).
E poi? Basta trascrivere?
Neanche per sogno! No, dico: ma lo senti come parla la gente? Pazienza per l'accento (che può servire un sacco) o per il turpiloquio (idem, con sapiente dosaggio), il problema sono le interiezioni – tipo uhm, mah, boh, beh – l'inconcludenza delle frasi e, in primis, la piattezza del dialogo.
Ricorda sempre che – in letteratura, diversamente che nella realtà – il dialogo pone i personaggi in contrapposizione tra loro. Non significa che devono litigare, piuttosto che le battute devono "rimbalzare" come una pallina di tennis per generare attenzione.
Esempio:
"Che ci mangiamo per cena?" disse entrando in cucina.
"Ero stanco e non sono uscito a fare la spesa dopo la cena di ieri sera" le rispondo aprendo il frigorifero. "Vanno bene petti di pollo e insalata? Altrimenti, c'è del tonno".
"Dai, il pollo va bene."
Dialogo realistico, di una banalità mortale, zavorrato da dettagli che finiscono per infastidire il lettore.
Proviamo qualcosa di diverso:
"Cosa mi offri per cena?" disse, illuminando la stanza con la sua entrata.
"Non credo sia rimasto molto. Ieri sera ci hanno svaligiato la cucina" le rispondo aprendo il frigorifero. "Pollo e insalata? Ti accontenti?".
"Cucina stellata, complimenti mio chef!" si avvicina sorridendo, con l'ultima bottiglia di vino superstite in mano. "Ordiniamo qualcosa o mi farai uscire triste e affamata".
Va già meglio, con rapporti e personalità che si delineano grazie all'ironia e al gioco tra le parti.
Con un'idea più precisa sulle finalità da assegnare alle battute, potremmo arrivare a un risultato accettabile.
Ancora due suggerimenti
Avrai notato l'uso delle virgolette e della punteggiatura. Le prime non possono mancare, la seconda va curata con estrema delicatezza. I punti di domanda, ma anche quelli esclamativi, ti servono evidentemente per ricreare i toni del parlato senza dover entrare di continuo nella pagina per descriverli al lettore.
Il registro poi ti serve a dare spessore ai personaggi. La Senior Partner di uno Studio di Avvocati non potrà usare il vocabolario e il modo di esprimersi di un istruttore di surf, semplicemente perché i loro mondi sono troppo distanti. Allo stesso modo, un bambino si esprimerà in maniera diversa da un adulto. La credibilità si gioca su questi dettagli.
Nel prosieguo delle nostre sessioni avremo modo di ritornare su questi argomenti e approfondiremo l'analisi delle tecniche di scrittura anche per i dialoghi.
È importante però che tu tenga presente un'ultima osservazione: gli Editor affiancano sempre gli scrittori nel valutarne pertinenza, concisione e precisione dei dialoghi e nel cesellarne le singole versioni.
Un Autore "fai-da-te" potrebbe quindi trovarsi in difficoltà per mancanza della giusta sponda.
Tu no. Noi di Ghostwriter possiamo infatti offrirti piena assistenza sia nella fase di redazione del testo, sia nel in quella di "proof-reading" con una, anzi più di una, solida spalla d'appoggio.
Al tuo servizio, come sempre.
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