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Creativi si nasce o si diventa? Ops, domanda sbagliata!
Buongiorno, amico mio. O dovrei dire buon pomeriggio. Buonasera, magari?
Insomma, considerati salutato.
Se hai fatto click o tap sul mio articolo è perché sei alla ricerca di idee. Idee buone, vincenti, memorabili. Idee brillanti, partorite da cervelli in continuo movimento; menti che creano, pensano, sfrecciano come una Formula 1.
Vrooom!
O forse no?
Non so se è capitato anche a te, ma le idee migliori – nel lavoro come nella vita – arrivano quando siamo lontani dal portatile o dalla combinazione vincente carta e penna. Nel mio caso, l'interruttore della creatività scatta sull'ON mentre me ne sto compressa o accaldata in metropolitana, in aeroporto, in treno, in bicicletta, o magari appena sveglia – quando ficco la testa sotto le coperte per schermirmi dalla luce che filtra dalle persiane. O ancora, chissà come mai, trovo i migliori accostamenti di parole per titoli e sottotitoli mentre peso sulla bilancia del supermercato un casco di banane o un paio di pomodori. Pure due zucchine dai, ci condisco la pasta.
Ed è proprio in quei momenti di illuminazione che – presa da una specie di panico da «O cavolo adesso me ne scordo!» - comincio a prendere appunti… ovunque. Scontrini? Biglietti da visita? Telefono? Dépliant della lavanderia che ha aperto dietro l'angolo?
Ovunque, per davvero.
Viene quasi da pensare che il nostro cervello sia un tantino impertinente, dispettoso. Ci accontenta con una buona idea nel momento in cui ci facciamo i fatti nostri.
Per fartela breve, se mi sforzo di ricondurre le mie energie cognitive sulla risoluzione di un problema, tabula rasa. Mentre cammino tra le viuzze di Plaka, a due passi dall'Acropoli, sorseggiando un caffè greco più paludoso di un dipinto ad acquerelli, tié, la trovata geniale.
Perché?
Me lo sono chiesta pure io, e questo è quel che ho scoperto.
Due emisferi, né boreale né australe
Prima di generare un'idea, un concept o qualsiasi altro progetto creativo, è necessario comprendere qual è il processo che lo determina. Senza perderci in chiacchiere, sappi che la mente umana deve allenare ambo gli emisferi cerebrali: quello destro è devoto al dio della creatività, della sintesi, dell'intuizione; quello sinistro prega in un santuario di logica, razionalità e problemi iper-dettagliati.
Ne derivano due forme di pensiero: il primo (convergente) viene potenziato tra i banchi di scuola fin dalla più tenera età e prevede un'analisi logico-razionale, basata sulla consequenzialità (causa ed effetto). Il secondo (divergente) salta da una faccenda all'altra per associazioni, suggestioni, visioni momentanee. Si lascia dominare dalle metafore, dalle somiglianze, dalle differenze e da qualsiasi cosa spinga ad analizzare una faccenda… sottosopra.
Ora, riesco quasi a immaginare i pensieri che ti frullano per la testa: «Figo, allora alleno 'sto pensiero divergente, no?»
No, frena.
L'inventiva è il frutto di una combinazione perfettamente equilibrata tra le due tipologie di attività cognitive. Insomma, la creatività è Il bacio di Klimt tra convergenza e divergenza: l'armonia, il bilanciamento, la completezza. In mancanza di uno dei due amanti, l'altro resta single a vita e s'iscrive a una app d'incontri.
I 4 passi (di danza) che ti renderanno iper-creativo oggi stesso
Nel 1926 due ricercatori, Richard Smith e Graham Wallas, diedero alle stampe The art of thought – l'arte del pensiero.
In particolare, Wallas individua quattro fasi alla base del pensiero creativo:
- Preparazione. Dove vai se un problema (chiaro) non ce l'hai? I pensieri sorgono dall'insieme di informazioni in nostro possesso, a partire da quel che comprendiamo, conosciamo e viviamo quotidianamente. Di conseguenza, prima ancora di creare, cerca di collezionare competenze ed esperienze innovative, le stesse che ti consentiranno di ficcarti in testa nuovi stimoli.
- Incubazione. La fase numero 2 consiste nell'elaborazione di quel che abbiamo appreso per tentativi ed errori. Se sei confuso più di me dopo uno Spritz (sono astemia, eh, l'alcol non lo reggo proprio), sei sulla strada giusta: il tuo cervello si sta disfacendo delle intuizioni non appropriate o non realizzabili. Abbi pazienza!
- Illuminazione. Quella che ci prende alla sprovvista nei momenti più disparati. A differenza dei pensieri in incubazione, si accompagna a una scarica elettrica di emozione. «Sono sulla strada giusta!» ci diciamo.
- Verifica. Entra in scena il pensiero convergente sotto il controllo dell'emisfero sinistro. È il momento di mettere alla prova la trovata geniale per scoprire se geniale lo è per davvero. Gli scienziati si chiudono in un laboratorio asettico, gli scrittori in una caffetteria o nel proprio studio domestico, i pittori in un garage zeppo di macchie di vernice.
Una piccola precisione, altrimenti te la prendi con me…
Per dovere di cronaca, non sempre riuscirai a distinguere le quattro fasi di Wallas in maniera netta, con la precisione di un bisturi chirurgico. Un po' perché ogni regola scritta è pur sempre l'esemplificazione di un meccanismo molto (troppo) complesso – quello della mente umana – e un po' perché tutti noi siamo in grado di passare dal pensiero divergente a quello convergente in una manciata di secondi.
Caro mio, per oggi è tutto.
Se vuoi saperne di più, oppure intendi commissionarci idee iper-creative per te o per la tua azienda, ricorda di metterti in contatto con noi. In Ghostwriter® prendiamo la fantasia molto seriamente, che sia davanti a un portatile o con due chili di frutta nelle buste della spesa.
Alla prossima!
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