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Breve manuale di sopravvivenza per editor e autori
Qualche settimana fa, un manoscritto è sgattaiolato nella mia casella e-mail. Con un click di qua e un click di là, scopro che una mia vecchia conoscenza si è cimentata nella scrittura di un manuale.
«Vorrei un tuo parere. Ci ho messo tantissimo impegno, ma credo abbia bisogno di un editing. Che ne pensi?» recita l'e-mail. E non appena apro il documento - «SBAM» - vengo assalita da un esercito di ventiseimila parole (e qualcosa, non ricordo con esattezza), armate di tutto punto.
Inizio a scorrere le parole con lo sguardo. Scopro così che l'autore ha ben pensato di evitare la suddivisione in capitoli e in paragrafi, mettendo nero su bianco uno stream of consciousness (un flusso di coscienza) che avrebbe fatto rabbrividire pure quel visionario di Joyce.
Chiudo il computer e mando un messaggio vocale al mio amico (o nemico?) di vecchia data.
«Beh, innanzitutto complimenti per aver scritto il tuo primo libro senza l'aiuto di un ghostwriter. Ma senti un po', i capitoli? Che fine hanno fatto? Hanno preso il primo volo per le Maldive?».
Ride.
«No, no, ma credevo ci pensasse l'editor. Io non sono bravo a scrivere i titoli…»
La sua risposta mi ha dato da pensare. E dal momento che oggi non ho niente da fare, ho deciso di sedermi alla scrivania con un leggero torcicollo per interrogarmi (e interrogarti, bada bene) sulla funzione dell'editing.
L'editor, una figura ibrida armata di penna rossa
A questo mondo esistono due categorie di persone.
Vacanze al mare o in montagna?
Ehm, no, aspetta…
Ah, pandoro o panettone?
Ma va', non parlo di questo. Mi riferisco da un lato agli autori che sono terrorizzati dalla revisione di un testo per timore che l'editor stravolga parti del manoscritto e, dall'altro, agli scrittori che sperano in un miglioramento a prescindere. «Tanto lo fa l'editor, no?» è la domanda più gettonata tra gli aspiranti bestselleristi.
Ora, nessun professionista editoriale è in grado di vestire i panni del Mago Otelma, agitare la bacchetta magica e lanciare un abracadabra su una bozza che fa acqua da tutte le parti. Mayday, mayday, affondiamo! Il vero scopo dell'editing non è quello di compensare la pigrizia patologica dell'autore con interventi di riscrittura. Nossignore. L'editor dovrebbe – almeno in teoria – limitarsi a tirare fuori il meglio dalla storia e dalla penna che l'ha ideata.
Certo, in molti casi premere forsennatamente il tasto «Elimina» è la soluzione più semplice tanto per l'autore quanto per l'editor. Ma non dobbiamo dimenticare che quest'ultimo funge da guida – sì, un po' come il Virgilio della Divina Commedia dantesca. Non è un sostituto né dello scrittore né del ghostwriter che ha lavorato al libro per conto di un committente. Per giunta, un editor che rimpiazza l'autore non fornisce al proprio interlocutore strumenti e spunti di riflessione per migliorarsi.
E quindi? A che mi serve l'editing di un manoscritto?
Se nessun editing è perfetto, resta da capire come individuare un professionista con la P maiuscola. Perché insomma, diciamolo chiaro e tondo: se inviassi la tua bozza a dieci editor pescati a caso nel mare magnum del mercato editoriale, molto probabilmente riceveresti dieci analisi diverse. Certo, alcuni punti di vista potrebbero coincidere alla lontana. Sta di fatto che ogni intervento sul manoscritto reca il segno dell'editor a cui è stato commissionato il lavoro di revisione.
La domanda sorge, dunque, spontanea: il libro finale – quello depurato di tutti gli errori più o meno orrorifici commessi dall'autore in fase di scrittura – quelle pagine, insomma, a chi appartengono? Chi le ha scritte? L'editor o l'autore?
Nessuno dei due – viene da rispondere.
Basti pensare agli interventi invasivi commissionati dalle case editrici al solo scopo di "inventare un autore" che funzioni per il mercato. Snaturare una penna (promettente) significa utilizzare la bozza iniziale come "traccia" su cui riscrivere un romanzo/manuale che sia apprezzato dal grande pubblico. E questa strategia, beh, non ha nulla a che vedere con la concezione di editing che abbiamo noi di Ghostwriter®.
Il nostro team crede piuttosto nel valore della cooperazione e della comunicazione (senza filtri). Dopo molti anni di carriera a contatto con le parole, abbiamo maturato un'idea di editing che somiglia a una chiacchierata tra amici davanti a una tazza di caffè fumante: l'editor ha il compito di far emergere i punti di forza della storia, esaltando le qualità dell'autore. L'autore, dal canto suo, ha la possibilità di scrivere e di riscrivere fino a ottenere un risultato ottimale. In questo modo, accettare il consiglio di un professionista significa innanzitutto riconoscere i margini di miglioramento della bozza, rimboccarsi le maniche e lavorare con impegno sulle proprie competenze.
È per questo motivo che abbiamo ideato un percorso di coaching letterario destinato agli aspiranti autori impantanati nelle sabbie mobili del "Deserto della Pagina Bianca". Puoi dargli un'occhiata, se ti va (Twinning). Magari fa al caso tuo!
In caso contrario, ricorda che la purezza della scrittura, l'eleganza della prosa e la chiarezza stilistica si conquistano in maniera graduale, una parola alla volta.E scoprirai che anche l'attività più ostica – leggi: scrivere i titoli dei capitoli – contribuirà a trasformare il tuo masterpiece in un prodotto pubblicabile e vendibile. Dopotutto, non esiste il libro perfetto; esiste soltanto la versione del tuo libro che non avresti potuto scrivere meglio. Ed è (quasi sempre) quella giusta.
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